Alessandro Ingiulla del Sapio illumina Catania con la sua prima stella Michelin 0

CATANIA. Alessandro Ingiulla, 26 anni, chef e titolare del ristorante Sapio, finalmente illumina la città di Catania con la sua prima stella Michelin.

Serviva alla città del vulcano, serviva da incoraggiamento alla Sicilia, che la celebre guida conclamasse qui lo stellato chef più giovane d’Italia.

Alessandro si dedica alla cucina dall’età di 14 anni, viaggia poi tra l’estero ed il nord Italia ma solo per ampliare le sue conoscenze e rientrare a fare impresa nella sua terra.

A Catania dunque, inaugura il suo “Sapio – l’Estetica del Gusto”, dove maniacale è la Cura del dettaglio.  Due sale, eleganti e raffinate, dove l’ essenzialismo geometrico conferisce equilibrio ed armonia alla struttura.

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Con lo stesso stile lo chef presenta le sue creazioni, che in un piatto concepito quale tela in cui posare opera d’arte, si alternano ingredienti siciliani ad altri, di alto livello, presi da esperienze italiane o d’oltralpe.

Lo manifesta in piatti innovativi come lo “Spaghetto freddo”, con centrifuga di pomodoro e olio nuovo dell’Etna, scampo crudo e polvere di alghe.

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Alessandro Ingiulla, è un ragazzo che esprime esattamente il modo di vivere dei suoi coetanei, conscio e fiero delle proprie origini, ma curioso di assaporare e riproporre il resto dell’universo gastronomico.

Tra le new entry in Sicilia, nella Guida Michelin, che hanno conquistato una stella, figura anche il St. George, ristorante del “The Ashbee” hotel di Taormina.

Un riconoscimento che ad Heinz Beck, chef di origini tedesche già pluristellato, ha fatto celebrare una doppietta (tre stelle per lui alla Pergola di Roma, e una a Taormina) nella cucina del ristorante dove un altro giovane chef napoletano, Giovanni Solofra, è a capo della brigata.

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Perde una stella “Il Principe Cerami” di Taormina

Rimangono invece nel firmamento dei migliori i ristoranti: La Madia di Licata, (due stelle), il Duomo e La Locanda di Don Serafino a Ragusa (due stelle), e a seguire con una stella: Shalai (Linguaglossa), Coria (Caltagirone), Accursio e La Fenice (Ragusa), Il Bavaglino (Terrasini), Bye Bye Blues (Mondello), I Pupi (Bagheria), La Capinera (Lido Spisone, Taormina), Il Cappero (Vulcano) e Signum (Salina).

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Dai vecchi ricettari cartacei in cui ricercare la mia cultura gastronomica a Food blogger. La laurea in Scienze della Comunicazione con tesi sperimentale dal titolo “Dialetto e cultura alimentare” è l’incipit di un itinerario volto al recupero dell’agrobiodiversità siciliana. Vulcanica per influsso dell'Etna che domina il mio territorio, ripercorro da diversi anni i vari paesaggi della Sicilia, studiando i campi di grani antichi ed i mulini. Mi identifico ormai nell’associazione Simenza-cumpagnìa siciliana sementi contadine. Socia sin dalla sua fondazione, ne seguo la comunicazione e collaboro nell’organizzazione degli eventi. Nei miei corsi di cucina e panificazione con l’impiego di grani antichi siciliani, i partecipanti scoprono la bontà di un’alimentazione etica e genuina. Ho intrapreso nel 2017 la via del giornalismo enogastronomico, grazie alla collaborazione Cronache di Gusto. Dal 2018 food blogger ufficiale per Sicilia in Rosa, magazine del quotidiano La Sicilia. Senza perdere mai di vista l’obiettivo principale del mio blog federicagenovese.com "Il gusto e gli altri sensi raccontati dalla Sicilia".

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