La Sicilia del vino al Vinitaly ’24 tra sorprese, conferme e novità 0

VERONA. Quello della 56ª edizione appena conclusa è stato per la Sicilia un Vinitaly singolare, sorprendentemente rinnovato, centrato e concentrato. Lo testimoniano, ad esempio, le interazioni dei produttori quasi esclusivamente mirate a giornalisti, a buyers e ad operatori di settore.

Vinitaly ’24: la Sicilia che vince e convince

La Sicilia del vino ne è uscita fuori con una bella immagine sotto molteplici aspetti, primo su tutti quello della grande qualità espressa tra le cantine presenti all’ormai notorio “Padiglione 2”, al padiglione dei “Vini Bio” e alla FIVI.

Crescono in qualità ed apprezzamento i vini bianchi, un tempo relegati ad esclusivo utilizzo nell’anno post vendemmia. Acidità, corredo aromatico, profondità di sensazioni e, soprattutto, nettezza e piacevolezza, spingono oltre l’ormai superato ostacolo questa categoria, oggi oggetto di focus tra i comunicatori del vino.

Pieni riscontri per i rossi siciliani che, al netto di meravigliose conferme conclamate, hanno scelto di discostarsi da un paradigma di gusto al quale si era abituati fino a una decina di anni fa, quando i produttori erano tendenziosi a mettere in commercio vini fortemente di struttura che portassero vessillo di vigorose impalcature tanniche e di ridondanti corredi polifenolici.

Oggi l’obiettivo è l’equilibrio, corroborato da snellezza e immediata fruibilità di beva, generato da scrupolosa e puntigliosa “messa a punto” già ab origine, ossia in vigna, e che regala larga versatilità di pairing in cucina.

Sempre in crescendo il comparto bollicine, traguardo che molte aziende stanno raggiungendo e che esula dalla mera voglia di essere trendy, ma che è dettato dalle vere e proprie possibilità espressive di uno straordinario e variegato continente vitivinicolo come quello siciliano. E proprio il Vinitaly è stato il palcoscenico per la presentazione della decima rassegna di “Sicilia in Bolle” di AIS Sicilia, evento sempre più partecipato.

La regione Sicilia ha schierato tre associazioni tra Assovini Sicilia, Providi e Vitesi, e otto consorzi di tutela Doc e Docg con Sicilia, Etna, Marsala, Pantelleria, Faro, Mamertino, Monreale e Cerasuolo di Vittoria. Le intenzioni sono apparse subito chiare: brand e qualità devono puntare a nuovi mercati, così come tutto il leitmotiv dell’interno Vinitaly, che quest’anno ha registrato 30.070 operatori esteri da 140 paesi (31% sul totale), 1200 top buyer (+20% sul 2023) da 65 nazioni.

Modello Sicilia, modello bio

L’immagine che ne esce della Sicilia, dicevamo, è quella di vincitrice, poiché ha sfoggiato un modello da seguire, quello dell’innalzamento degli standard qualitativi a seguito di una energica competizione tra le cantine stesse, che si unisce al laborioso lavoro sui campi e all’innovazione tecnologica.

E sempre la Sicilia stravince in “bio”. Raggiunge, infatti, i 30mila ettari vitati a fronte di poco meno di 100mila di areale regionale, rimanendo ancora il comparto più grande d’Italia (26%).

Il “Modello Sicilia”, con la sua più potente “rete bio” che coinvolge 477 aziende che si occupano di uva, ha tutte le carte in regola per divenire trasferibile su scala nazionale, insistendo sempre più su un approccio olistico piuttosto che meccanicistico. La strada intrapresa è quella giusta.

Ed allora scorriamo questo panorama di etichette – in rigoroso ordine alfabetico – che trasudano qualità e che, tra novità, soprese e conferme, abbiamo assaggiato al Vinitaly 2024:

Baglio Bonsignore “OI” Sicilia Doc Grillo 2022

Ci troviamo a Naro (AG) con Luigi Bonsignore, nel pieno della Strada del Vino della Valle dei Templi, a 500 m slm su 15 ettari di terreno calcareo argilloso, tutti a regime bio. “OI” sta per il dialettale “oggi”, è un Grillo in purezza le cui viti si trovano in contesto di biodiversità mozzafiato, attraversati dal fiume, alleato volano termico naturale. Sono 90 i quintali di resa per ettaro. Luigi predilige vendemmiare anticipatamente per concentrare acidità utile per la longevità dei suoi vini, a tal punto da far uscire in giugno il prodotto. Nessuna paura delle pressanti richieste di mercato per Luigi che pone su fascia ultra premium la sua etichetta e che riesce a vendere tutte le 13.000 bottiglie prodotte. Il mercato apprezza questo modo di operare a vantaggio della qualità che si raggiunge, così, senza forzate sollecitudini.

Tasting. Un olfatto intenso, rotondo, variegato costellato di pesca bianca, passion fruit, mango, fiori di zagara, fresie, mimosa, ortica e mentuccia. Ha persino un nerbo minerale che ricorda la ghiaia e il brecciolino bagnato. Al sorso è il Grillo che vorresti per modello: struttura, nerbo acidico, stile e una ingente traccia sapida sulla quale salgono a bordo le note golose fruttate, floreali e vegetali, e che garantisce al vino lunga persistenza aromatica.
Davvero un bell’emblema per il vitigno Grillo.

Baglio del Cristo di Campobello “Lu Patri” Sicilia Doc 2020 (Nero d’Avola)

Non ha bisogno di presentazioni Carmelo Bonetta, strenuo viticultore e fiero sostenitore della sicilianità. Ma oggi è la volta del figlio Angelo nel segno della continuità. Siamo a Campobello di Licata (AG) a 250 m slm in un territorio dove Dio ha benedetto tutto. Terreni profondi, gessosi misti a calcarei, a 8 km dalla costa. Territorio chiave di volta della qualità. In assaggio al Vinitaly c’è il portabandiera aziendale Lu Patri, riconoscimento verso nonno Angelo e tributo al re dei vitigni in Sicilia. Attenta selezione, pigiatura molto soffice, continui rimontaggi. Macerazione di 18 giorni, 14 mesi in barriques di rovere francese di primo, secondo e terzo passaggio. Circa 24 i mesi di affinamento in bottiglia.

Tasting. È un vino che scalda il cuore. Frutto rosso importante e maturo che giostra tra more e amarene. Note lunghe di eucaliptolo e di erbe aromatiche inseguono una vena profonda di ardesia. Ancora liquirizia, cioccolato fondente e sbuffi di rabarbaro. In bocca la pienezza avvolge. È caldo e fresco insieme, intreccio tannico notevole e aggraziato. Persiste di frutto grazie ad una fervida scia sapida.
Pietra miliare.

Benanti “Pietra Marina” Etna Bianco Doc 2019

Azienda storica del cavaliere Giuseppe Benanti, padre della zonazione sull’Etna. Nell’olimpo dei bianchi italiani da tanti anni ormai, etichetta storica dell’azienda. Icona per eccellenza. Viene dalla contrada Rinazzo a Milo, a 800 m slm, con terreno scosceso fronte mare. Così spiega Giuseppe Fiorito, brand ambassador dell’azienda. Il nome richiama a gran voce la pietra focaia, la mineralità e la sapidità della brezza marina. Tra i più eleganti e longevi del panorama italiano. Carricante in purezza che fa 36 mesi in acciaio sulle fecce fini. Non tocca mai legno. Accarezzato giornalmente da un dolce bâtonnage. Riposa un anno in bottiglia. L’annata 2019 è stata tipica per la varietà.

Tasting. Nel calice brilla di luce sua. Naso ricco, ampio, intenso, complesso con agrumi come cedro e lime, susina gialla acidula, mela verde, mela matura; poi fiori di zagara, erbe aromatiche come timo, menta, origano, rosmarino. Ancora pepe bianco e zenzero. E infine quelle splendide e carezzevoli note di idrocarburo che il Carricante sa deliziosamente regalare con i lunghi affinamenti. Al sorso è marcatamente fresco, succosissimo. Il lungo nerbo sapido allarga la persistenza aromatica che in retrolfazione riesce a regalare ancora una fulgida eco di anice stellato e una stuzzicante mandorla dolce.
Emblematico. Paradigmatico.

Bruchicello Nero d’Avola Riserva Salaparuta Doc 2015

Siamo in contrada Vruchicelle a Salaparuta nella Sicilia sud-occidentale, sulle colline della Valle del Belice, su terreni di medio impasto che tendono all’argilloso, ad un’altezza di 250-300 m slm. Qui Giovanni Palermo sui suoi 5 ettari si diverte coltivando Catarratto, Nero d’Avola e Cabernet Sauvignon, e chiamandoli ancora vins de garage, proprio a sottolineare le piccole dimensioni, la conduzione familiare, il regime bio e le basse rese. Giovanni, per gli amici Gianni, ci fa assaggiare la prima e assoluta annata della sua riserva di Nero d’Avola. È addirittura una 2015 ed è in tiratura limitata di 3.900 bottiglie. Annata eccezionale. Doppia vendemmia sulla stessa pianta: una prima tecnologica, una seconda leggermente tardiva. Il traguardo è stato emozionante, risultando uno dei suoi vini più premiati. Resa di soli 60 quintali. Macerazione di 12 giorni. Ben 44 i mesi di maturazione, di cui 12 in barrique non nuove.

Tasting. Rosso rubino carico e vivido, solo un velato accenno di orlo granato. Naso ancora freschissimo. Lavanda e viola, tocchi di boisè e di vaniglia. Mora, ciliegia matura, marasca. Ancora grafite, china, inchiostro blu. Una profumata liquirizia circonda le sensazioni canforate e balsamiche, Ancora cuoio e tabacco. Chiudono sensazioni tostate di cacao amaro e di chicchi di caffè bruciacchiato. Palato che ammalia: è ancora fresco. Tannino vigoroso, importante e suadente al tempo stesso. Note di prugna, oliva nera, macchia mediterranea. Persino menta e capperi. Retrolfazione sfaccettata che dura minuti. Sapidità e mineralità godibilissime. E il meglio, forse, deve ancora venire.
Esageriamo, si può e si deve: liturgico, sacro, da inginocchiatoio.

Brugnano Brut Metodo Classico 2020

L’azienda di Partinico s’è rifatta il look. «Ma senza nessun trucco, come ama dire Francesco Brugnano – perché l’identità territoriale è ancora tutta dentro il calice». Nasce una nuova mission. E da qui anche un intraprendente Metodo Classico che possiede stoffa ed eleganza e che parla ai giovani, ma anche ai meno giovani. In sintesi: genuinità di prodotto e trasparenza di comunicazione. È un brut da Catarratto (90%) coltivato a 650 m slm, e da Chardonnay, e sosta 36 mesi sui lieviti.

Tasting. Pochi i rilievi fortemente fragranti, bella invece la nota dritta del Catarratto, vitigno di potenza. Stupende note di pepe bianco, zenzero, zucchero a velo, mandorle e macchia mediterranea, che si miscelano, integrandosi, tra quelle preponderanti di agrumi dolci, mela golden, pesca, pera, fiori di sambuco e glicine. Sorso dritto, vibrante e garbato. Una gioiosa tessitura ingentilita dal saldo di Chardonnay che regala una bollicina setosa e cremosa. Finale lungo e sapido, con beva facile ed elegante. Precisa e puntuale corrispondenza naso-bocca.
Trasversale, invitante.

Cantine Amato Nocera Rosato Pet. Nat. Igt Terre Siciliane 2023

Azienda familiare di Piraino (ME), ma i due ettari di Nocera che compongono questo PetNat (che sta per Pétillant Naturel) sono a Patti. Una varietà qualche anno fa reliquia, sulla quale Rosario Amato, enologo e titolare dell’azienda, punta molto. Varietà poco conosciuta, ma in grado di sviluppare grandi potenzialità, grazie anche alla sua interessante acidità. Da qui la volontà di Rosario di creare un’etichetta di grande freschezza, che avesse un bouquet intrigante e giovanile, con grado alcolico contenuto. Prima annata e subito in presentazione al Vinitaly ’24. L’etichetta racconta una Sicilia contemporanea e rimanda alla leggenda siciliana di Colapesce.

Tasting. Rosa carico, pieno di vivacità, brillante. Se agiti la bottiglia la vivacità diventa opalescente e ne arricchisce odore e aroma. Noi la assaggiamo così. Impatto importante: è profumatissimo ed è un concentrato di frutta rossa giovanissima e croccante come ribes rosso, visciola, lampone, melagrana, arancia tarocca, corredato da petali di rosa rossa e fresie. Ancora speziato di bitter rosso e di pepe rosa delicato. Leggere note fragranti. Al sorso punzecchia, ma non troppo. Brioso e gentile, il moderato titolo alcolometrico ne favorisce la freschezza. Perfetto per l’estate, a bordo piscina al tramonto, su pizza non elaborata, gambero rosso crudo, fresella al pomodoro.
Piccola grande scommessa vinta.

Cantina Funaro “Pinzeri” Sicilia Doc 2023 (Grillo)

Salemi, contrada Fontanabianca, 5 ettari di Grillo bio a 140 m slm. Il terreno ha tipica struttura marnosa ed è ricco di sostanza organica, con uno scheletro ciottoloso, detto “Cuti”, tipico della zona. Il vino più rappresentativo dell’azienda. Una “solita” conferma per Giacomo Funaro. Quindici giorni di macerazione e sui lieviti fino alla bottiglia. Tipica espressione territoriale. Il nome è legato al Castello di Rampinzeri e alla contrada su cui le viti sono generate.

Tasting. Eccelle in fruttato e floreale, le note tipiche che ti aspetti dal Grillo. Tocchi vegetali di ortica e leggeri sbuffi minerali amplificano bellezza e versatilità, unitamente a melone giallo e pesca. Quest’anno un titolo alcolometrico inferiore mette in luce una bella e intrigante freschezza che ne allunga il sorso.
Nato per piacere.

Cantina Marilina “Sunny Bubbles” Spumante Metodo Ancestrale Rosato 2022 (Nero d’Avola)

Nuovo nato in casa Marilina. Assaggiamo, proprio con Marilina Paternò, il nuovo spumante da Nero d’Avola. È un metodo ancestrale che prevede una sboccatura finale, ma una pressione leggermente più alta, ossia intorno a 5 atmosfere. La pratica dimostrazione che il Nero d’Avola, oggi per fortuna vitigno eclettico, ma anche frutto della lungimiranza di papà Angelo, può anche declinarsi verso le bollicine. Etichetta identitaria, molto allegra e carina. Al centro la produttrice in fumetto, con il sole della Sicilia a fungere da aura. Attorno l’azzurro del mare, a contorno le foglie simboleggianti il legame con la Natura. Infine le bolle rosa che richiamano il brio del vino. Sono 18 i mesi di sosta sui lieviti.

Tasting. Rosa cerasuolo scarico e brillante. Essendo sboccato e mancando i lieviti, le sensazioni di fragranza e di panificazione sono quasi assenti a vantaggio di una pienezza di frutto rosso come fragolina di bosco, ciliegia, lampone succoso e melagrana. Fiori rossi, piccole note vegetali di macchia mediterranea e speziate di pepe rosa completano il quadro olfattivo. In bocca è pimpante e brioso davvero. Senti alla lontana la parvenza del tannino, ma è del tutto “simpatica” come dice Marilina stessa. Fresco e meravigliosamente piacevole.
Golosissimo.

Cantine Patrì Cerasuolo di Vittoria Docg 2021

Giovane azienda di Butera (CL) condotta da Giuseppe Patrì che si estende per 250 ettari, di cui 70 vitati, e che rientra dento il territorio del Cerasuolo di Vittoria. Grande lustro, dunque, ai vigneti di Nero d’Avola e di Frappato su terreni ricchi di argilla, che in quelle zone raggiungono i 400 m slm. Tutte le etichette di Giuseppe sono vivacemente espressive e coloratissime, ed esprimono felicemente il territorio, il lavoro e il bucolico paesaggio della Sicilia. Quella del Cerasuolo di Vittoria rappresenta una donna che raccoglie i due grappoli delle due varietà e che li unisce in blend. Il tutto raccolto nei tendoni, antico sistema di produzione, ancora presente sul territorio. Assaggiamolo, dunque. È composto per tre quinti da Nero d’Avola. Un prodotto di punta per l’azienda che identifica il territorio e che esprime il massimo grazie alla struttura del re dei vitigni rossi siciliani e alla freschezza proverbiale del Frappato. Fermentazione i acciaio, délestage e rimontaggi per favorire l’estrazione dei tannini. Poi maturazione di 7-8 mesi in legno. Infine 3 mesi di bottiglia.

Tasting. Rubino vivido, maturazione tecnologica be espressa. Croccanti note di frutta rossa e di fiori rossi esaltano la gioventù del naso. Corredano il quadro olfattivo delle intriganti note di ardesia, di grafite e di china, unitamente a sbuffi di bacche di ginepro e di chiodi di garofano. In bocca è squisitamente fresco e delicato, incisivamente sapido, e porta con sé tutti i ricordi “rossi” del naso. Ha una bella eleganza donata dalla struttura del Nero d’Avola e dalla giovialità del Frappato.
Stuzzicante.

Feudo Disisa “Granmassenti” Monreale Doc 2021 (Perricone)

Vini dalla conclamata qualità ormai da anni. Ricordiamo, ad esempio, il Chara 2015 che fu miglior bianco con 95/100 al Five Star Wines Premio Vinitaly 2016. E proprio al concorso a “5 stelle” anche quest’anno l’azienda di Grisì, nel comprensorio di Monreale, datata 1867 ha raccolto ben sei riconoscimenti. Il Perricone, autoctono del territorio e vessillo della Doc Monreale, secondo Mario Di Lorenzo dà origine a un vino terroso, con grande complessità aromatica. Un vitigno trascurato, oggi per fortuna in auge. Il Granmassenti fa 15 giorni di macerazione, 10 mesi di barrique e 60 giorni di affinamento in bottiglia.

Tasting. Mirtilli, amarene e rosa rossa appassita. Spezie nere come pepe, liquirizia e chiodo di garofano. Bocca lodevole con ingresso intenso e ampio. Avvolge con frutto e spezie che si replicano elegantemente al gusto. Un tannino carezzevole addolcisce e impreziosisce la vigorosa struttura.
Piacevole conferma di un guerriero buono.

Feudi del Pisciotto Nero d’Avola Sicilia Doc 2021

Storica azienda con un antico palmento, tra i più grandi in Sicilia, pietra angolare del wine resort annesso. Un luogo di culto consacrato alla produzione del vino. Otto mesi di affinamento in barriques per questo Nero d’Avola, ci dice Marco Parisi, enologo aziendale e fresco presidente della Strada del Vino del Cerasuolo di Vittoria. Esprime in assoluta purezza la straordinaria eleganza del Nero d’Avola e la sua capacità di evolvere nel tempo. L’etichetta, voluta da Donatella Versace, è un tributo alla forza del territorio di Sicilia.

Tasting. Ha stoffa. Marcata frutta rossa succosa come ciliegia e prugna, note speziate di pepe nero, poi china, grafite ed erbe aromatiche. Sorso lungo e sapido, fruibile, con toni balsamici avvolgenti.
Stimolante.

Feudo Montoni “Terre di Elio” Igt Terre Siciliane 2022 (Nerello Mascalese)

Non ha bisogno di presentazioni Fabio Sireci. Siamo a Cammarata dove già nel XVI secolo Andrea Bacci ne suo “De Naturali Vinorum Historia”. A fine 800 la storia di Feudo Montoni incontra la famiglia Sireci. Dal nonno Rosario al papà Elio, fino ad arrivare a Fabio, “figlio” putativo del grande Giacomo Tachis, alacre custode delle sue vigne colme di biodiversità, conseguenza di un terroir straordinario.

In Contrada Montoni Vecchi tutto è governato da Madre Natura. Severa e buona, comanda solo “Lei”. A totale regime bio, Fabio è sostenitore acceso del “tempo”, per lui sacro. I vini ne necessitano per raggiungere lo stato di “perfezione”. «Tempo – come lui sostiene – che tutti dovremmo imparare a valutare per i benefici che dona a cose e uomini». Il suo Nerello Mascalese rosso prende il nome dal papà. Ma Elio, oggi, è anche il nome del suo piccolino. §Nel segno del passato e del futuro. La produzione riprende tre anni fa, dopo sedici di interruzione. Piante antiche che interpretano elegantemente la varietà in quella zona. Nessun passaggio in legno per non confondere l’identità vera. Solo cemento per fermentazione spontanea e affinamento di 18 mesi.

Tasting. Il trionfo del frutto rosso croccante nel calice. Il naso effonde una mescolanza dolce e iodata di ciliegia, frutti di bosco, fragola, anguria. Ancora peperoncino, salamoia, assenzio e incenso navigano su una venatura minerale. Profondo. In bocca è eclettico. Spinge, ma con eleganza, con distinzione. Tannino che aderisce intenso, ma composto ed educato. Sottile e lungo in retrolfazione. Caleidoscopico in gastronomia se si gioca coi gradi di temperatura di servizio.
Ci voleva. Eccome se ci voleva.

Francesco Intorcia Heritage Marsala Vintage Vergine Secco 2015

Degustiamo con Ciccio Li Mandri, enologo aziendale, uno degli ultimi nati di una cantina storica che supponiamo non abbia bisogno di presentazioni. Marsala Vergine secco 2015, un residuo zuccherino quasi completamente assente. È la riserva di Vergine più giovane. Cinque gli anni di invecchiamento in botti grandi e quattro in bottiglia. È 18% il titolo alcolometrico. Un Marsala da solo Grillo in purezza che va a tutto pasto con preparazioni saporite come le ostriche, la bottarga.

Tasting. Splendida tonalità di ambrato caldo, brillante e luminoso. Profondo, intenso, quasi balsamico. Il naso è un’opera d’arte. Note vanigliate, spezie dolci, albicocca disidratata, dattero, carruba, fieno, mandorla tostata, anacardo, noci, fichi secchi, scorzetta d’arancia, note iodate, cacao dolce. Sorso pieno, importante, maiuscolo, caldo e rotondo. Avvolge il palato riproducendo esattamente i toni olfattivi, ma caricando insieme rotondità, freschezza, persistenza infinita e una splendida eco salmastra. Il Marsala. Quello vero. Quello dall’anima calda.
Piacevolmente conturbante.

Generazione Alessandro, “Sciaramanica” Etna Rosso Doc 2021

Da vigne vecchie di 80 anni con una piccola percentuale di Cappuccio ed Alicante, prima vola per questo Nerello Mascalese che cresce ad alberello etneo a Linguaglossa, in contrada Sciaramanica, su un appezzamento di poco meno di un ettaro su sabbie vulcaniche a 660 m slm. Le 8mila piante per ettaro e una resa di 45 quintali lo collocano come altisonante in qualità. Vinificazione in acciaio dopo 10 giorni di macerazione. Matura per 14 mesi in tonneau di rovere francese da 500 e da 700 litri. Poi bottiglia per altri 6 mesi.

Tasting. Al colore luminoso si affianca subito l’ampia complessità che deriva dalla “vecchiaia” della vigna e dalla concentrazione polifenolica. In più l’apporto del legno è davvero composto. Mirtilli e more si districano tra violette, resina, cardamomo e sandalo, e dei soffi ancora leggermente empireumatici, intessendo una trama ricca ed elegante. Al sorso è pieno di verve, in perfetto binomio col naso. Energico e incisivo, mai sgarbato o sgraziato. Chiude con un persistente binario di sapidità che fa riaffiorare ricordi di cappero e di acciuga.
Ennesima scommessa vinta da Anna Alessandro e dai due cugini omonimi Benedetto.

Giglio Grillo Sicilia Doc 2023

Siamo a Mazara del Vallo, immersi in 15 ettari di vigna. Quella del Grillo di Marco Giglio è la vigna San Nicola, a 20 m slm e a 500 metri dal mare, sulla sponda della riserva naturale del Lago Preola e dei Gorghi Tondi. Terreni calcarei. 4-6 ore di macerazione a freddo, spremitura soffice, fermentazione in acciaio. Affinamento sur lie per 4 mesi, bâtonnage, poi 2 mesi di bottiglia. Azienda giovanissima che avanza a piccoli passi nel firmamento dei vini siciliani.

Tasting.  Al naso profumi di frutta a polpa gialla e dolci note agrumate intrecciano i sentori di ginestra e acacia. Delicati tocchi di erbe aromatiche e piccoli sbuffi di gesso impreziosiscono il corredo olfattivo. Il sorso è pieno e fresco, affabilmente sapido e persistente, pieno di toni mediterranei che ricordano il cappero. La strada giusta intrapresa.

Gorghi Tondi Metodo Classico Rosato Brut Nature 2020 (Pinot Nero)

Siamo a Mazara del Vallo, di fronte al mar Mediterraneo, nella riserva naturale del WWF caratterizzata da quattro laghi di origine carsica, circondati dalla bellezza. Produzione bio da quattro generazioni per Annamaria Sala, titolare dell’azienda del Grillo, realizzato in diverse sfumature come Charmat, riserva, pre British e persino un muffato dolce (l’unico in Sicilia) che ha bisogno di condizioni pedoclimatiche favorevoli per esprimersi. Al Vinitaly Annamaria presenta il primo Metodo Classico aziendale da uve Pinot Nero, un brut Nature che sosta 36 mesi sui lieviti. La scelta di impiantare il Pinot è stata di papà, sempre curioso di scoprire le potenzialità del territorio, della viticultura del mare. Il risultato è un’espressione identitaria attraverso una varietà internazionale, espressa dentro tremila bottiglie appena, piccoli “scrigni” preziosi ed eleganti, come ama definirle Annamaria, tutte in veste elegante e total black. A proposito, diventa plastic free l’etichetta dell’icona aziendale “Babbìo”, che elimina per sempre la capsula.

Tasting. Rosa cipria seducente e aggraziato. Piccolissime capocchie di spillo le sue bollicine che riportano alla nobile bacca nera. C’è spessore aromatico, ma non grassezza. Solidità e vivacità viaggiano su stesso treno e su stesso scomparto. Profuma di toni mediterranei come fragoline, melagrana, lamponi succosi, arancia sanguinella, mela rossa e ciliegia, ma anche di toni esotici, spezie pungenti come zenzero, macchia, pietra bagnata, gesso. Sorso tonico e dinamico, freschissimo. Riecheggia la croccantezza del frutto rosso e la pungenza caratteriale del Pinot Nero, che viaggiano per tutto l’assaggio in braccio ad acidità e salinità marina, allungando la persistenza e manifestandosi incisivo e seducente al tempo stesso.
Benvenuto al mondo.

Monteleone “Qubba” Etna Rosso Doc 2021

Siamo a Castiglione di Sicilia, proprio in contrada Cubba, vicino all’Alcantara, su vigne del 1935. Classico misto di circa 90% di Nerello Mascalese e saldo di Cappuccio, ci racconta Giulia Monteleone. Fermentazione in mastelli di 5-600 chili senza controllo di temperatura, follature manuali, poi 16 mesi di tonneau, di cui circa il 30% nuove. Infine un anno in bottiglia.

Tasting. C’è tutta la sofisticata identità dei vini dell’Etna. Effonde calde note di frutti neri come ribes e more, poi viole e rose rosse macerate. Macchia mediterranea. Forti sentori balsamici e di spezie come cardamomo, anice stellato, chiodi di garofano, radice di liquirizia. Sorso ricco, potente e avvolgente. Tannino molto vivo, energico, ma non invadente. Finale “lunare” e sapido.
Memorabile. 

Pellegrino “Isesi” Pantelleria Bianco Doc 2022 (Zibibbo)

Da poco nato, Isesi è un forte tributo all’isola di Pantelleria, ci racconta Carla Spatafora, area manager della cantina marsalese. Misterioso ed elegante, in completo habillage nero che ricorda la pietra lavica dei suoli a 300 m slm e i venti dell’isola che sferzano sempre forti. Prende il nome dai “Sesioti”, popolo africano di 5.000 anni fa, e dai “Sesi”, oggi costruzioni troncoconiche megalitiche in pietra lavica. Zibibbo secco in purezza, nasce da alberelli panteschi, patrimonio Unesco, in contrada Sibà. Un anno di affinamento sur lie.

Tasting. Di grande potenza aromatica. Al naso è un abbraccio di piacere e gioia. Note di pesca bianca, mela verde, intriganti cenni mediterranei di salvia, iodati di fiori di cappero e minerali precedono i dolci odoro di zucchero a velo e di albicocca secca. Sorso lungo e piacevole che strega: avvolgente e fresco insieme. Intenso e cortese. Selvaggio, ma educato. È la vera doppia anima, scura e gentile, di Pantelleria. Emotivo.

Pietradolce “Feudo di Mezzo” Etna Rosso Doc 2020

Azienda della famiglia Faro a Solicchiata, sul versante nord dell’Etna. Un progetto che approfondisce i vigneti vecchi di Nerello Mascalese, oltre che di Carricante, seguendo la linea della vinificazione in purezza. Ci racconta così Giuseppe Parlavecchio, responsabile di vinificazione della cantina. Tutte etichette straordinarie quelle di Pietradolce. Tra queste il vessillo è sicuramente il prefillossera “Vigna Barbagalli”. Assaggiamo “Feudo di Mezzo”, seconda annata di produzione, ultima etichetta arrivata del progetto dei cru da vigne vecchie, fatto a 650 m slm da alberelli di 80-90 anni di età circa. Essendoci in etichetta la donna vulcano, si ripercorre lo stesso processo di vinificazione degli altri cru, ossia cemento, poi passaggio in legno di rovere francese usato da 700 litri per 14 mesi. Infine acciaio e ancora altri 14 mesi in bottiglia, che alla fine in totale sono 2.500.

Tasting. Naso davvero straordinario. Ha piena perfezione stilistica con sentori di ciliegia rossa, lamponi, ribes nero, violetta, liquirizia, interessante macchia mediterranea, tratti balsamici di anice stellato, sandalo, chiodo di garofano, eucalipto, menta, sottobosco, incenso. Chiudono ancora lontani echi di cioccolato fondente e chicchi di caffè in polvere. Forse sarà bizzarra poesia, ma c’è in sottofondo un certo profumo di “pietrisco lunare”, di terra leggermente bruciacchiata. In bocca è ricchissimo. Ancora molto pieno di freschezza e di tannini cremosi: questi danno sostegno ed eco alle complesse sensazioni golose di piccoli frutti rossi, vegetali, minerali, balsamiche e quelle accennate empireumatiche. Succoso, potente, persistente.
Simbolico. Forse mai mortale.

Possente “Kima” Igp Terre Siciliane 2023 (Catarratto)

Biologico e non filtrato, come da stile di Maria Possente, le uve di Kima provengono dalla contrada Pergole di Salaparuta (TP) tra i 250 e i 350 m slm, su terreno calcareo di origine marina. Annata 2023 piuttosto difficile per via dei cambiamenti climatici, ma la ventilazione continua delle colline e un basso dosaggio di soli zolfo e rame ha permesso di portare a perfetta sanità le uve in vendemmia. Qualità preservata dunque. Criomacerazione sulle bucce a temperatura controllata e affinamento sur lie per 3 mesi in acciaio. Decantazione naturale, nessuna filtrazione.

Tasting. Carattere deciso, intransigente già all’olfatto. Incisivo con note di frutta esotica, albicocca fresca, pesca bianca, dolci note floreali di sambuco e punzecchianti erbe aromatiche. Ricco l’impatto gustativo, Fresco e dinamico, esalta l’intero corredo aromatico districandosi tra ricchezza e lunghe sensazioni sapide. Il perfetto equilibrio di chi degusta un bianco siciliano.

Salvatore Tamburello “Trebbiano N” Bio non filtrato Igp Terre Siciliane 2023

Noto per le sue innovative e dinamiche interpretazioni delle varietà autoctone siciliane a cui negli anni ha affiancato le etichette gemelle con la voluta non filtrazione (“N” sta per non filtrato), Salvo Tamburello ha pian piano conquistato il suo pubblico. Assaggiamo il Trebbiano Toscano coltivato a Poggioreale (TP), vigneto vecchio, insolito per la Sicilia. Dal 2014 monitorano le produzioni arrivando a 80 quintali per ettaro, numeri ben lontani dai 350-400 di quarant’anni fa. Prima annata è la 2020. Saltano la 2021 e la 2022 per ragioni qualitative, la ’20 continua ancora oggi a migliorare. Anche non chiarificato e non stabilizzato, fa 5 mesi di affinamento in acciaio, poi bottiglia.

Tasting. Ovviamente opalescente, torbido e lattigninoso, questa massa lo arricchisce in profumi come polpa di mela farinosa e dolce, intrecciata con punte acidule di agrumi gialli. Ancora erba secca, fieno, fiorellini di campo, frutta secca come nocciola e mandorla. In bocca è subito freschezza e piacevolezza, entrambe corredate da una festaiola salinità che ne allunga il retrogusto, attraverso il quale hai un gentile fondo di erbette aromatiche.
Paolo Coelho dice: «Le cose semplici sono le migliori e soltanto un saggio riesce a vederle».

Settesoli Lucido Sauvignon Blanc Igt Terre Siciliane 2023

Nuovo arrivato in casa Settesoli, ci dice Sara Valeri, export manager dell’azienda. È un blend interessante di Lucido e Sauvignon Blanc in pari dosaggio. Due vitigni che recano con sé due storie diverse, due percorsi distinti, che insieme generano una nuova anima. Un nuovo carisma che nasce nel calice e che dà vita ad un’espressione originale e singolare che mancava nel panorama vinicolo siciliano.

Tasting. Un matrimonio che sposa il calore della Sicilia espresso con le chiare e pulite sensazioni di frutta bianca e di fiori bianchi che si mescolano con quelle vegetali del Sauvignon Blanc, più pungenti ed energiche, ben espresse dalla vinificazione esclusivamente in acciaio. In bocca ha drittezza e gioventù, ma anche una splendida salinità che invoglia alla beva.
Colloquiale, spensierato.

Tasca d’Almerita Tenuta Regaleali “Nozze d’Oro” Sicilia Doc 2022 ()

Cantina simbolo nel mondo dell’enologia siciliana. Nel 1984, ci raccontano Valerio D’Angelo, hospitality manager di Regaleali, e Lorenza Scianna, enologo dell’azienda, il conte Giuseppe Tasca celebra i suoi 50 anni di matrimonio con la moglie Franca e decide di dedicarle un vino. Un vino che sia per sempre. Unisce le due varietà coltivate a 500 m slm come Inzolia (59%) e Sauvignon Blanc (41%), quest’ultimo ormai biotipo “Tasca”, presente in azienda dal 1920. L’unione dei due vitigni è straordinaria: l’Inzolia dà base e struttura, mentre il Sauvignon freschezza, profumi erbacei e longevità. Macerazione a freddo, dopo la fermentazione il vino sosta qualche mese sur lie.

Tasting. Un vino che gioca la sua partita negli anni. Spacca il muro del tempo come pochi, rilassando la sua acidità negli anni e donando complessità olfattiva e gustativa. Al naso frutta esotica croccante, lime, zagara, fiori bianchi, deliziosi sbuffi vegetali e dolci note che ricordano il miele. In bocca è ancora giustamente acidulo, ma predispone alla piacevolezza sicuramente grazie alla sua stoffa stilistica e alla lunga persistenza gustativa corroborata da una intensa scia sapida.
Da attendere ancora qualche mese, come l’imminente uscita di un bel film: poi sarà, come sempre, un grande colossal.

Tenuta Valle delle Ferle “Murgentia Bianco” Igt Terre Siciliane 2021

A pochi passi da Caltagirone, siamo nel cuore del Cerasuolo di Vittoria, la più antica strada mai individuata. Nel 2016 Claudia Sciacca e Andrea Annino intraprendono questo importante progetto coniugare la naturale tradizione vitivinicola dei luoghi, il rispetto della terra e del suo equilibrio attraverso regime bio e sostenibilità.

Siamo a circa 400 m slm, su terreno argilloso prevalentemente sabbioso di medio impasto, ricco di pietre. Murgentia bianco è un progetto integrato con FIVI ed è prodotto con una resa di appena 20 q/ha nelle 2632 bottiglie. Nero d’Avola e Frappato in pari quantità, vinificazione assemblata delle due uve. Si utilizza solo lo sgrondo dell’accatastamento delle uve. La pressa funge da setaccio. Affinamento in acciaio di 6 mesi.

Tasting. Colore che sorprende: un banco carta che lascia intravedere sottili venature di rosa. Naso che stuzzica: ginestra, frutta fresca spezzettata, mela gialla, arancia sanguinella. Refoli vegetali e minerali compendiano il quadro olfattivo. Sorso gentile e pieno, fresco. La lunga scia sapida accompagna gli aromi.
Ottima intuizione quella di Andrea.

Tenute Bastonaca Pantelleria Dop Bianco 2022

Nuova tenuta nell’isola del vento per Silvana Raniolo, già produttrice di Etna e di Cerasuolo di Vittoria. L’idea nasce dal progetto “Alberelli di Sicilia”, ossia produrre vini da soli vigneti ad alberello. Nel 2007 impianta lei stessa il primo alberello a Vittoria, nel 2013 a Solicchiata il progetto Etna per amore del territorio del marito Giovanni Calcaterra, nel 2021 la nuova proprietà a Mueggen, nella parte più alta di Pantelleria, dove l’alberello è patrimonio Unesco dal 2014. Una scelta di cuore per Silvana. Poco più di 30 i quintali prodotti su un appezzamento di 0,8 ettari, per un totale di 2mila bottiglie di Zibibbo secco.

Tasting. È insieme il sole, il terreno vulcanico di Pantelleria e il mar Mediterraneo nel calice. Te ne accorgi anche dal colore paglierino carico. Intensamente aromatico al naso: fiori d’arancio, gelsomino, ginestra, albicocca secca, cedro candito, pesca a polpa gialla, zucchero a velo, erbette di campo, timo, alloro e ciuffi di finocchietto. Chiudono note speziate di zafferano e di zenzero. In bocca è pieno, gustoso, fresco e sapido insieme. La carica aromatica è fortemente presente, ma in bocca si distende lineare e dritta.
Mai stucchevole. Indiscutibilmente buono.

Tenute di Fessina “A’ Puddara” Etna Bianco Doc 2022

È 100% Carricante del versante sud-ovest del vulcano, ci racconta Jacopo Maniaci, amministratore delegato della cantina. Siamo in contrada Manzuedda a Biancavilla a 950 m slm. Fortissime escursioni termiche. Fermenta in acciaio, poi un anno di botti grandi usate da 35 hl per due terzi e tonneau, di cui una piccola parte nuove, da 500 e da 700 litri per il restante terzo. Imbottigliato a settembre ’23.

Tasting. Eccellenza etnea, tra i migliori bianchi d’Italia sicuramente. Autorevole vino di montagna che, nel rispetto della terra e delle tradizioni, coniuga profondità aromatica e eleganza stilistica. Ginestra, fiori d’arancio, zeste di limone verde, cedro candito, pesca bianca succosa, cenni di ardesia e di zafferano pungente. In bocca è dritto, teso, vibrante, dinamico. È difficile stargli dietro. Corre impetuoso. Freschissimo con lunghissima scia sapida. Di una finezza cristallina con pochi eguali.
Autenticità pura.

Tenute Lombardo “Bianco d’Altura” Sicilia Doc 2022 (Catarratto)

Gianfranco e Roberto Lombardo ormai da anni perseguono e migliorano con gradiente esponenziale il livello della qualità dei loro vini. Siamo a San Cataldo Serradifalco (CL), a 650 m slm, dove venti ed escursione termica modellano le uve afferendo ai vini che verranno spiccata personalità e ricco corredo aromatico. Al Vinitaly Roberto presenta il Catarratto Superiore. Le vigne sono in contrada Cusatino su suoli franco-argillosi di natura calcarea. Raccolta a mano, vinificazione in acciaio a 14 °C.

Tasting. Brillante con riflessi verdognoli, ha il tipico profumo della varietà di pesca bianca, poi ginestra, glicine, frutta a polpa bianca, fiori di sambuco e intense erbette aromatiche che viaggiano sopra una vincente espressione tiolica. Al palato ha vigoria, fresco e teso nel suo nerbo acidico. Un ritorno sapido amplifica il corredo gustativo perfettamente corrispondente alle sensazioni olfattive.
Esemplare.

Terre di Gratia “Rosamosso” rosato frizzante naturale Igt Terre Siciliane 2022 (Perricone)

Sempre onnipresente al padiglione dei vini bio. Gaspare Triolo è titolare di un’azienda con impianto energetico fotovoltaico, vessillo della sostenibilità ambientale e dell’innovazione di prodotti e di processi, noto per le etichette moderne che, assieme al tappo, sono ottenute dal riutilizzo delle vinacce, lavora solo con vitigni autoctoni con l’esclusivo utilizzo dei lieviti indigeni selezionati. L’obiettivo? L’esaltazione del legame tra le varietà e il territorio. Da anni scommette sul Perricone. Al Vinitaly porta un rosato ancestrale, naturale prosieguo del Dama Rosa, che ha tappo a corona e che è imbottigliato coi lieviti. È una base spumante, macerazione di poche ore sulle bucce, poi alla sera pressatura e sgrondatura. Rifermenta con MCR e lieviti indigeni, la sosta sui quali “non ha una fine”. Ovviamente è un Pas Dosè perché tutto lo zucchero viene trasformato.

Tasting. Colore accattivante che ricorda e invoglia all’estate. Note golose di gioventù: fragola, lampone, melagrana, rosa rosa, zenzero e pizzicori di erbette aromatiche. Sorso pungente e freschissimo, vena sapida importante che decuplica la voglia di berlo ancora e ancora una volta. Perfetto da bordo piscina all’imbrunire, ottimo su pizza Margherita, caprese, bruschetta o linguine agli scampi.
Bersaglio centrato.

Vella “Caravella” Sicilia Doc 2022 (Catarratto)

Siamo in contrada Pantano a Sant’Angelo Muxaro (AG) sulle sponde del fiume Platani, su terreni di natura sabbiosa con ciottoli. Forti escursioni termiche garantiscono un ottimale sviluppo dei profumi. Paolo Vella, giovane ed energico titolare, terza generazione assieme ai cugini, meticolosamente attento a sostenibilità e a biodiversità (oltre i vigneti, ha anche agrumi, pistacchi e mandorle), è uno strenuo tifoso del “cemento” in cui vinifica e affina il suo Catarratto bio. Sur lie per un mese.

Tasting. Quadro aromatico stimolante tra frutta esotica come ananas, passion fruit, mango, e dolci note floreali di fiori di sambuco e glicine. Attraenti note vegetali di mentuccia ed erbe aromatiche anticipano un refolo pungente di pepe bianco in chiusura. Sorso pieno, ha personalità e incide grazie a freschezza e all’intensa sapidità che in retrolfazione permettono alle sensazioni di allungarsi notevolmente.
Di gran carattere.


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