Faro Palari ’99: quando la Sicilia si veste da Borgogna 0

MESSINA. «È nato il Romanée-Conti d’Italia». Fu questa l’espressione di Luigi Veronelli su “L’Espresso” all’assaggio del Faro Palari di Salvatore Geraci. Sono i primi anni ’90 quando entrambi decidono di salvare la “Faro” e di ridare dignità ad un vino in estinzione. Siamo a Santo Stefano Briga, piccola frazione di Messina che guarda lo Stretto.

Quel “Nerello” del mare

Salire su queste vigne e guardare ciò che le circonda, dalla terra con forte pendenza alla collina ricamata da muretti a secco scoscesi e al mare luccicante, fa capire quale straordinario prodigio sia il territorio del Faro. 4 ettari, 600 metri di altezza, un chilometro e mezzo dallo Jonio. Unico caso in cui il Nerello Mascalese è vicino al mare. Poi anche Nerello Cappuccio, Nocera, Nero d’Avola, Montonico, Galatena. Qui il giorno è caldo e aromatico, la notte ha venti freschi e frizzanti. Solo 15 mila bottiglie tra Rosso e Faro. In Sicilia se non hai altitudine ed escursione termica non tiri finezza: fai marmellata o vini con la cellulite.

Solo 300 g di uva a pianta

Altitudine, alberello, vigne antiche: è questa la pozione magica. Geraci non dà resa per ettaro, ma “grappoli per pianta”. Il suo Faro fa appena 300 g di uva.

“Mix” esplosivo Bordeaux/Borgogna

Vino potente e fiero. È un Bordeaux per potenza, un Borgogna per finezza. Prima annata 1990. Da allora punto di riferimento per l’enologia siciliana e italiana per coerenza, stile, precisione e unicità.

Caleidoscopio di sensazioni odorose

Degustiamo alla cieca una 1999. È tra granato e rosso mattone. La sua complessità terziaria è un pregio. Profumi affascinanti di ampia maturazione di lamponi, frutti di bosco, cassis. Poi grafite, liquirizia, pepe nero, cacao amaro, tamarindo, speziatura dolce. Note eteree di plastica e smalto. Un salmastro prepotente che ti rievoca l’odore dell’ostrica appena aperta e dei flutti del mare che si frangono irregolari sugli scogli in una fredda giornata d’inverno.

Nobile, longevo, di classe: un capolavoro siciliano

In bocca ha grande impatto ed importante equilibrio. Lo sentiamo di un’eleganza con pochi eguali, lungo, nobile. Altissimo. Ha ancora vigoria di tannino, sebbene sia a tratti carezzevole, e una spalla di acidità sorprendente per i suoi 19 anni. Classe notevole, esemplare longevità. Molto persistente ed ancora godibile la lunga scia sapida preannunciata in olfazione. Un piccolo grande capolavoro enologico che non teme gli inverni. Cercatelo forsennatamente e non esitate ad impreziosire la vostra cantina. I vostri nipoti vi ringrazieranno. Lo troverete a circa 40 euro in enoteca.

È il “faro” del Faro, lunga vita a lui

Barrique nuove per 18 mesi. Vino per appassionati. Più da contemplazione che da gastronomia. Ma abbinatelo, coscienziosamente e senza indugi, ad un maestoso filetto di manzo alla Wellington con salsa di cassis e cime di rapa saltate.

 

 

 

Articolo precedenteProssimo articolo

Lascia un commento

Most Popular Topics

Editor Picks