Covid: riapertura per 220mila ristoranti, bar e pizzerie 0

PALERMO. Nelle zone gialle sono circa 220mila i ristoranti, i bar, le pizzerie e gli agriturismi che possono riaprire con il servizio al tavolo. Possono restare aperti più di sei locali della ristorazione su dieci presenti nell’intera Penisola (62%). A dirlo è la Coldiretti in merito alla nuova Ordinanza del Ministero della Salute in vigore dal 10 al 15 gennaio con la quale restano ancora in area arancione le Regioni Calabria, Emilia Romagna, Lombardia, Sicilia e Veneto mentre tutte le altre sono gialle.

“Le attività di ristorazione al tavolo sono consentite solo dalle ore 5,00 alle 18,00 con la possibilità della consegna a domicilio, nonché fino alle ore 22 della ristorazione con asporto. Nelle zone arancioni – ricorda la Coldiretti – è invece consentita la sola consegna a domicilio, nonché fino alle ore 22 la ristorazione con asporto”.

“In realtà – precisa la Coldiretti – lo stop and go delle ordinanze per le aperture e le limitazioni presenti in molti casi creano ostacoli alla programmazione delle attività che spesso non sono considerate neanche sufficienti a dare sostenibilità economica ed a giustificare le aperture anche con chiusure definitive”.

Una situazione che rischia di dare il colpo di grazia ai consumi alimentari degli italiani fuori casa che nel 2020 sono scese al minimo da almeno un decennio con un crack senza precedenti per la ristorazione che dimezza il fatturato (-48%) per una perdita complessiva di quasi 41 miliardi di euro, secondo le stime Coldiretti su dati Ismea.

“Gli effetti della chiusura delle attività di ristorazione – continua la Coldiretti – si fanno sentire a cascata sull’intera filiera agroalimentare con disdette di ordini per le forniture di molti prodotti agroalimentari, dal vino all’olio, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura ma anche su salumi e formaggi di alta qualità che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco”.

“In alcuni settori come quello ittico e vitivinicolo la ristorazione – precisa la Coldiretti – rappresenta addirittura il principale canale di commercializzazione per fatturato. Le limitazioni alle attività di impresa – conclude la Coldiretti – devono dunque prevedere un adeguato e immediato sostegno economico lungo tutta la filiera per salvare l’economia e l’occupazione”. 

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