Autoctonia e territorialità: Feudo Disisa presenta le nuove annate 2019 0

GRISÌ (Pa). Il periodo devastante che in questi giorni ci accingiamo a superare ha fatto saltare per aria innumerevoli programmi e progetti di tutte le aziende vitivinicole siciliane. Uno su tutti il Vinitaly di Verona, vetrina interessante per i produttori che hanno mancato la possibilità di far conoscere le proprie nuove annate al grande pubblico di appassionati, ma soprattutto al mercato.

Orogastronomico ha avuto la possibilità di degustare la vendemmia 2019 di Feudo Disisa, la nota azienda di Grisì che si estende tra i 400 e i 500 metri di altitudine nel comprensorio del territorio di Monreale, in prossimità di quello alcamese.

Con ben 400 ettari distribuiti tra seminativo, uliveto e vigneto dai quali si domina a vista gran parte della Sicilia occidentale, la storia dell’azienda di Mario Di Lorenzo è lunga circa otto secoli e negli ultimi anni lega le sue sorti a doppio filo col più bravo enologo di Sicilia, da tutti un po’ additato come protagonista del rinascimento del vino sull’Isola.

Per oltre vent’anni consulente della cantina più rappresentativa, Tasca d’Almerita, Tonino Guzzo (sopra in foto a dx), profondo “autoctonista” e convinto sostenitore che il vino debba portare con sé il vessillo del territorio, ha dalla sua il potere di saper riuscire ad esaltare il patrimonio naturale racchiuso dentro i monovarietali siciliani.

Territorialità, dicevamo, ma anche modernità, eclettismo, poliedricità. I vini di Feudo Disisa portano con sé un’elevata carica di interesse e di apprezzamento nei confronti del pubblico appassionato. Per molti è addirittura “seduzione”. Di certo siamo al cospetto di vini dalla grande personalità. Vediamoli uno per uno.

Chara 2019
Catarratto e Inzolia al 50%, nel 2016 sbaragliò Verona risultando il miglior vino del Vinitaly col punteggio di ben 94/100. Apre con ginestra, gelsomino, camomilla, fiori di sambuco e pesca bianca. Profumi di agrumi, di anice stellato. Il naso pulito fa il paio con la bocca. L’assaggio è fresco e fruttato. Incisivo, non invadente. Lunga persistenza su scia sapida.

Grillo 2019
Ormai una conferma. Il naso dischiude subito con un incisivo ventaglio erbaceo di ortica, macchia mediterranea e mentuccia. Poi piacevoli sensazioni di passion fruit e di frutti tropicali in genere, assieme a mela gialla, pesca bianca e di agrumato dolce che coinvolge cedro e mandarino. Sbuffi speziati. Al sorso è vibrante davvero. Entra delicato ed esplode. Avvolge appieno il cavo orale. Tornano vivide le sensazioni agrumate e quelle erbacee, poi via via tutte. Un’intensa sapidità accompagna la sua lunga persistenza. Grande abbinabilità per questo Grillo perfetto.

Lu Bancu (Catarratto) 2019
Nell’olimpo dei Catarratto siciliani, nel Lu Bancu dominano con garbo le dolci note agrumate di cedro e pompelmo, di mango, ananas, pera, nespola, mela verde e pesca sbergia. Bell’erbaceo tra fiori di sambuco e salvia. Poi ancora pepe bianco. Chiude una lieve, ma interessante, nota di pietra focaia. In bocca ha tensione di nerbo acidico. “Ciccia” e freschezza insieme. Potenza e controllo. Il massimo per un vino. Sapidità leggermente inferiore al Grillo, ma la freschezza palatale emoziona non poco. Di poliedrica abbinabilità a tavola.

Grecu Di Livanti (rosa da Nero d’Avola) 2019
Colore meraviglioso: rosa cipria tenue che rievoca i vini Provenzali. Cipria che, assieme al talco, riscontri delicata tra le sensazioni olfattive, oltre alle colorate sensazioni di fragoline fresche, lamponi, melagrane, rose rosa, pepe rosa e macis. Chiudono ricordi mediterranei pungenti di timo, di rosmarino e percezioni minerali. In bocca è fresco. Ha nella delicatezza e nel garbo il suo aspetto gentile, anche se lascia il segno. La sapidità che si porta dietro induce grande salivazione: segnale positivo di piacevolezza gustativa. Sfaccettata la sua abbinabilità cromatica in cucina tra crostacei, bruschetta, caprese, mortadella, Margherita e paste fredde.

Adhara (Syrah) 2019
Nel territorio è ormai un autoctono a tutti gli effetti. Un Syrah veramente fruibile e godibile. Un terzo circa della massa fa un veloce passaggio in legno, ma ciò non gli permette appesantimento, bensì dona un piccolo accessorio di “bellezza”. Ha riflessi viola. Al naso si svela subito la sua identità di vitigno, ma tutto con una elegante eco di gioventù: more, prugne, pepe nero, violetta, grafite e gradevoli note mentolato-balsamiche. Bocca pimpante e gentile: l’esuberanza della freschezza viene ammansita da tannini delicati. E convivono in armonioso equilibrio. Lineare, schietto, costante. Non nasconde il suo vigore. Bilanciato. Con carni alla griglia e formaggi semi stagionati fa grande figura.

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