MESSINA. Armonioso connubio tra materie prime di qualità, farine di grani antichi siciliani, rispetto dei tempi e accurata ricerca. Particolare attenzione alla cura dei dettagli dà vita a pizze per palati sofisticati. “Pizza My Star - Viaggi del gusto tra alta cucina e pizza contemporanea” è l'evento che ha visto insieme il pizzaiolo Matteo La Spada e lo chef Giuseppe Biuso, una stella Michelin del ristorante “Il Cappero” del Therasia Resort di Vulcano. La serata dedicata alla pizza e all’alta cucina si è svolta al Blanco (via Consolare Pompea 506), sede estiva della pizzeria l’Orso di Messina. Un luogo sul mare dal design semplice, lineare, luminoso.
A dare il via alla serata il Ricordo della messinese su pane biscottato ai grani antichi (La Spada). Tacos alla panella, gambero rosso, cipollina e finger lime (Biuso). Riccio, ricciola e riccia (Biuso). Montanara fritta con caponata e riccio di calamaro (La Spada). In abbinamento: Berlucchi ’61 Brut.
Non lascia certamente indifferente il Cannolo di melanzana, pomodoro, ricotta salata e cioccolato (Biuso). In abbinamento: Berlucchi ’61 Brut.
Pizze Margherita Dop (La Spada). Al padellino, Ostrica, ricotta al limone, passion fruit e aria di Franciacorta (La Spada). In abbinamento: Berlucchi ‘61 Blanc de Blancs 2012. Seppia, caciocavallo e mandorla (Biuso). In abbinamento: Berlucchi ‘61 Nature 2012
Al padellino, Speck d’anatra, vellutata di carote, alga marina, panna acida e polvere di cacao (La Spada). In abbinamento: Berlucchi ’61 Nature Rosé 2011.
Dessert Lampone, barbabietola e malva (Biuso). Dolce Margherita: confettura di pomodoro, ricotta di pecora e cristalli di basilico (La Spada).
Cocktail after dinner Yellow Submarine – a base di datterino giallo della Piana del Sele (Duilio Bello). In abbinamento gli spumanti Berlucchi.
«La pizza non è solo quella che ci è stata tramandata dalla tradizione napoletana che valorizza Marinara e Margherita – spiegano gli organizzatori – Ci sono importanti testimonianze come quella di Alexander Dumas, che ci ricordano che già a metà del 1800 la pizza appariva “di forma rotonda e si lavora con la stessa pasta del pane: varia nel diametro secondo il prezzo. A prima vista sembra un cibo semplice. Sottoposta a esame, apparirà come un cibo complicato. Ecco, noi vogliamo recuperare la tradizione più antica e usarla come trampolino verso l’internazionalità».