Benanti, aderenza territoriale e classe al servizio del tempo 0

Palermo. Benanti ed Enosteria Sicula. È stata una bella conferma avere ad Enosteria Sicula l’azienda vinicola Benanti, tra le più significative dell’Etna.

Nasce la filosofia della “zonazione”

Nata nel 1988, è stata una delle prime a dare il “via” al lustro dei vini del “Vulcano” e ad attuare, attraverso Giuseppe Benanti, classe 1945, Cavaliere del Lavoro e Accademico Aggregato dei Georgofili, la filosofia della zonazione, ossia la valorizzazione specifica della ricchezza dei vitigni etnei attraverso l’esaltazione delle diverse tipicità (Nerello Mascalese, Nerello Cappuccio, Carricante) dei diversi versanti e delle contrade della Doc Etna, oggettivamente tutti differenti tra loro per esposizione, temperatura, altitudine, somme termiche e luminose, tipologia di suolo vulcanico, piovosità e sistemi di allevamento. In una sola parola, terroir.

Pionieri per tante altre aziende

Oggi Antonio Benanti, figlio di Giuseppe, 44 anni, prosegue la filosofia del papà, rimasta immutata sin dalla fondazione ed affinata nel tempo, ricoprendo anche il ruolo di Presidente del Consorzio Tutela Vini Etna Doc. All’azienda viene ancora oggi riconosciuto un ruolo didattico e di “pioniere” per diversi produttori giunti sull’Etna dopo molti anni.

Quattro le zone vocate

Alle zone etnee di Castiglione di Sicilia (Nord) e Milo (Est), si aggiungono ben presto quelle di Santa Maria di Licodia (Sud-Ovest) e il Monte Serra a Viagrande (Sud-Est).

Brevetto di quattro lieviti autoctoni

Nel 2003 Benanti produce il primo spumante Metodo Classico dell’Etna da uve Carricante (Noblesse, il primo della cena palermitana). Due anni dopo avvia una lunga sperimentazione che porta nel 2010 alla selezione ed all’ottenimento del brevetto di quattro lieviti autoctoni. Ancora oggi esempio unico sull’Etna.

Niente mode, solo territorialità

Nessun vino è alla moda e né lo sarà mai. Solo grande consapevolezza di essere capaci di produrre “territorio”, ossia vini riconoscibili, di grande carattere, tipicità ed eleganza tali da suscitare emozioni ed essere ricordati nel tempo. Oggi la gamma è composta da sette Etna Doc (quattro rossi, due bianchi ed un rosato), completata da altri due vini a forte matrice etnea come il monovitigno da Nerello Cappuccio e il Metodo Classico da Carricante.

Quattro vini top in degustazione

È proprio quest’ultimo che accompagna amuse-bouche e antipasto ad Enosteria. Poi il mitico ed arcinoto Pietra Marina; l’Etna Rosato, fresco di debutto allo scorso Vinitaly; il grande cru Rovittello, il primo dei grandi rossi a debuttare in azienda. Li abbiamo assaggiati tutti.

“Noblesse” Brut Metodo Classico

È il 2003 quando Benanti produce il primo spumante Metodo Classico dell’Etna da uve Carricante, sebbene fino alla vendemmia 2013 vi fosse una piccola percentuale di Chardonnay (10%), dal 2014 in poi abbandonata a totale vantaggio del vitigno autoctono. Fino ad allora il residuo zuccherino era di 4 grammi appena, dal 2014 passa a 5,5 grammi. Si chiama Noblesse, appellativo dato da Giuseppe Benanti dopo aver comprato a Palermo un quadro che raffigurava un “nobiluomo” spagnolo dell’epoca di Antoon van Dyke, celebre pittore ritrattista fiammingo del XVII secolo che molto soggiornò in Italia.

Sono 4 mila le bottiglie prodotte, la maggioranza delle quali destinate all’estero e parte all’enoturismo aziendale. Grande freschezza, buona sapidità. Vinifica 24 mesi sui lieviti che regalano un calice elegante e fine, magari non di magna opulenza, ma provvisto di una bella piacevolezza al palato.

Perlage piccolissimo e catenelle infinite. Il naso sprigiona sensazioni di fiori e frutta. Sono delicate, ma hanno nettezza di espressione. Poi fragranza di crosta di pane e corredo agrumato arricchiscono il ventaglio odoroso. In bocca freschezza e buona struttura segnano il passo, la beva è immediata e “traditrice”, perché la matrice salina ti invoglia subito a chiederne un secondo sorso: segnale di gradevolezza. Persiste a lungo ed ha un lieto ritorno delle sensazioni fruttate. [90]

Etna Bianco Superiore
“Pietra Marina” 2015

È “il” bianco di Sicilia a detta di tantissimi. Un’Etna Superiore che matura ben 24 mesi sulle sue fecce e che rimane in bottiglia circa 12 mesi prima di essere messo in commercio. Intensa e corposa espressione di Carricante in purezza, proveniente dalle vigne di Milo (ecco perché “Superiore”), zona Est etnea, a 800 metri di altitudine, con clima di montagna: umido e piovoso nella stagione più fredda, con elevata ventilazione ed escursioni termiche rilevanti. Novemila ceppi e 5.500 chilogrammi per ettaro ne rendono qualitativamente alta la produzione.

Un vino che è simbiosi perfetta di due “anime”: quella della “pietra” lavica del terreno vulcanico e quella del mare che sta di fronte e che in qualche modo influisce sulla resa e sulla qualità del prodotto finale. Terra e mare, un connubio naturale a cui il Pietra Marina lascia la scena per esibirsi da protagonista.

Corredo aromatico ricchissimo con un melange di odori come frutta gialla, litchi, ginestra, fieno, erbe aromatiche come timo e salvia, macchia mediterranea, pepe bianco e una straordinaria pietra focaia, perfettamente integrati tra loro. Il sorso sprigiona calore e carattere forte. Esplode con tutta la vigoria acidica e la mineralità vibrante dell’Etna. In bocca appaga e soddisfa. Ritrovi espresse tutte le sensazioni olfattive, per giunta amplificate. Freschezza e marcata sapidità (com’è giusto che sia) solcano ed accompagnano una persistenza aromatica intensa infinita. Nulla da invidiare ai grandi italiani come, ad esempio, il Verdicchio Villa Bucci Riserva. [94+]

Etna Rosato 2017

È il primo rosé di casa, sebbene negli anni precedenti, come dice lo stesso Antonio, in cantina abbia fatto un po’ di allenamento in palestra prima di debuttare. Floreale e delicato al naso, è un vino fine, intenso e persistente, e rappresenta una delle migliori espressioni di vino rosato. È Nerello Mascalese al 100% e le uve provengono interamente dalla tenuta di Viagrande, zona Etna Sud-Est, da altezze comprese tra i 500 e i 700 metri. Clima di montagna, di alta collina: umido e piovoso in inverno, elevata ventilazione e notevoli escursioni termiche.

Settemila ceppi e 6 tonnellate per ettaro sono la firma di questo vino. Solo acciaio e lieviti autoctoni selezionati in casa Benanti. È un gradevole rosa antico. Al naso subito intensità e delicatezza di profumi di frutta rossa come mora rossa, ciliegia e fragola. Un vino bianco mascherato da “rosso”. In bocca non c’è tannino, ma un pizzico di grip sulla lingua lo avverti: accompagna la freschezza e la sapidità vulcanica. Ha una bella persistenza aromatica di frutti rossi sul finale dopo la deglutizione. [89]

“Rovittello” Etna Rosso 2014

È uno dei crus di Benanti. La zona è Castiglione di Sicilia, nel versante Nord dell’Etna, a 750 metri di altitudine. Nerello Mascalese per circa il 90%, Nerello Cappuccio la restante parte. Il terreno è sabbioso, vulcanico, ricco di minerali, con reazioni sub-acide. Il clima è, anche qui, quello di montagna: umido e piovoso in inverno, con una notevole ventilazione ed escursioni termiche considerevoli. Quasi 10 mila ceppi e 6 tonnellate di produzione per ettaro. Vuol dire solo una cosa: grande qualità. Le vigne vanno dagli 80 anni ai pre-fillossera, franche di piede, allevate ad alberello.

Le uve vengono raccolte manualmente da metà ottobre. Fermentazione in acciaio a temperatura controllata di 25 °C con circa 21 giorni di macerazione. Utilizzo esclusivo di lieviti autoctoni brevettati dall’azienda e non disponibili in commercio. La maturazione prosegue in botti di rovere francese per circa 24 mesi. Poi acciaio prima di andare in bottiglia, dove sta per altri 12 mesi circa.

Classico colore rosso etneo: scarico perché privo di malvidina, ma ricco in cianidina. Il naso è complesso ed ampio. Note di piccoli frutti blu, spezie dolci come la vaniglia, liquirizia, cuoio e persino dei refoli di arancia sanguinella. La bocca è sobria ed elegante al tempo stesso. Non ha eccessi, ma è regale. Tannini carezzevoli, ma presenti, bene integrati nella trama della freschezza e della sapidità. Regalano un finale lungo e soddisfacente. Splendida la chiusura col ritorno delle note dei frutti scuri e dell’arancia sanguinella. [94]

 

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