Camporeale Days, numeri “boom” per la VI edizione e quel “Francia-Italia” pari e patta nella masterclass sul Syrah 0

CAMPOREALE (Pa). Più 15% rispetto al 2018, ben 13.500 presenze e tutto esaurito per la sesta edizione del Camporeale Days del weekend 4-6 ottobre. Numeri in crescita per la manifestazione organizzata dall’Associazione Turistica Pro Loco Camporeale, con il patrocinio del Comune, nata per valorizzare e promuovere le risorse enogastronomiche, artistiche, artigianali e turistiche dell’Alto Belice.

Numeri record

Ein plein raggiunto tra visite in cantina, degustazioni, workshop, cooking show, alternate a mostre di moto e auto d’epoca e a musica dal vivo.

Produzioni agroalimentari e artigianali di nicchia, turismo sostenibile, metodi di produzione tradizionali e biologici di un territorio ricco di coltivazioni che raccontano la storia del Mediterraneo come la produzione di frumento, di olive, di vino. Il Camporeale Days è stato tutto questo.

Alessandro: siamo sulla strada giusta

In aumento le aziende espositrici, quest’anno ben cinquanta. Successo anche per le novità del 2019: i cooking show e il raduno di mountain bike. «Pienone anche per gli spazi gastronomici e per le masterclass sul vino – commenta Benedetto Alessandro (in foto sopra), presidente della Pro Loco – segno di interesse crescente verso questa zona. Dopo sei annate il “Camporeale Days” si proclama un successo grazie a tutte le risorse produttive del territorio e ad un’amministrazione comunale lungimirante. È la strada giusta per la valorizzazione del nostro territorio».

Syrah: Francia o Italia?

Spicca per risalto e per valore una inedita masterclass condotta da Luigi Salvo, delegato AIS di Palermo. Un a prima vista incauto parallelismo tra produzioni dell’areale di Camporeale e quello geneticamente originale della Valle del Rodano in Francia, tra Côte Rôtie ed Hermitage, entrambi territori di elezione, ha permesso di delineare parametri e caratteristiche del vitigno internazionale più diffuso in Sicilia: il Syrah.

Particolarmente vocato da queste parti, trova analogie attitudinali con la sola Cortona, paesino in provincia di Arezzo, con la quale detiene il primato qualitativo. Quantitativamente, invece, con 4.500 ettari (4,5% dell’intera produzione della Sicilia), il Syrah ha in Camporeale l’allevamento maggiore di tutta Italia.

Se a prima vista, però, il confronto Francia-Italia può essere sembrato improponibile e sbilanciato, in seconda battuta e a degustazioni ultimate, s’è evinta in maniera inequivocabile l’importanza del terroir per questo vitigno, cioè il rapporto che lega un’uva al microclima e alle caratteristiche del suolo in cui è coltivato.

Risultato? Nessun vinto, solo vincitori. Anzi, 4-4, dato che le referenze in degustazione erano otto. Grazie alla magnifica adattabilità di questa varietà (il Syrah vive con grandi espressioni di sé in mezzo mondo: Europa, California, Sudafrica, Australia, etc.), s’è potuto constatare la coerenza territoriale sia delle espressioni camporealesi sia di quelle del Rhône.

Vini che, a quattro a quattro, oltre ad esprimere l’odore pungente e decisamente inconfondibile del pepe nero, peculiare del vitigno, grazie alla molecola poco volatile del Rotundone, meno percettibile a quelle degli aromi secondari (motivo per la quale è avvertita solo dopo oppure in fase di retrolfazione gustativa), hanno raccontato i territori. Quelli palermitani hanno una matrice spiccatamente floreale e fruttata, caratterizzata da dolcezza e da succosità di frutto, con lievi accenni di evoluzione (erano pur sempre tutte 2016, dunque giovani), mentre sui francesi è stato possibile registrare una maggiore tridimensionalità, dovuta ad una più marcata percezione dei sentori minerali (pietra focaia, polvere da sparo, brecciolino, sulfureo) e di evoluzione a discapito della gioventù del frutto.

Due modi straordinari di intendere e valorizzare una stessa varietà di uva, quasi a sottolineare la poliedricità naturale di un vitigno straordinario, oggi inequivocabilmente collocabile tra gli autoctoni di zona nel comprensorio di Palermo.

I vini (tutti 2016).
Camporeale: Scialai (Noto); La Monaca (Sallier de la Tour); Roano (Feudo Disisa); Kayd (Alessandro di Camporeale).
Côte du Rhône: La Champine (Domaine Jean Michel Gerin); Brézéme (Eric Texier); Crozes Hermitàge Rouge (Domaine Combier); Saint Joseph Rouge (Domaine Jean Micheal Gerin)

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