Vestirsi col latte, dalla natura i filati che idratano la pelle 0

TOSCANA. Vestiti realizzati non solo con gli scarti degli agrumi, ma anche con quelli del latte. Tessuti morbidi e idratanti. Fibra utilizzata negli anni ’30 da alcune industrie tessili italiane ed americane per aumentare le qualità elastiche di lana e cotone. Un processo poi abbandonato perché definito “troppo carico” chimicamente.

La prima fibra di latte è nata in Italia negli anni ’30, grazie alla scoperta dell’ingegnere bresciano Antonio Ferretti. Il filato si chiamava Lanital e sostituì parzialmente la lana nella produzione dei tessuti, vista la sovra produzione di latte in Italia in quel periodo. Negli anni ‘60 le fibre sintetiche derivate dal petrolio decretarono la scomparsa del Lanital.

Il tessuto viene riscoperto nel 2011 da Anke Domaske, biologa tedesca e fashion designer, che lo rende rispettoso per l’ambiente. Un prodotto sostenibile al 100%. Una sfida personale dettata per sviluppare un tessuto anallergico per il padre malato di cancro. Anke inventa così un nuovo tessuto interamente composto di latte, con un processo produttivo che prevede l’utilizzo di un macchinario simile a quello per la produzione della pasta per la produzione di “spaghetti di latte”: una stoffa liscia come la seta, realizzata a basso impatto ambientale con il latte scartato durante i processi industriali caseari.

I tessuti vengono prodotti eliminando la parte liquida del latte ed estraendo una proteina, la quale una volta solidificata viene poi trasformata in un filato sottile che può essere lavorato. Per produrre un chilo di milk silk sono sufficienti 6 litri di latte e solo due litri d’acqua, mentre per realizzare un chilo di comune cotone servono 10.000 litri di acqua. Purtroppo i costi di produzione della nuova fibra sono ancora alti, infatti ogni chilo di tessuto costa 20 euro, il 40 % in più rispetto al cotone.

Nel 2013 diventa l’idea di business di DueDiLatte, una startup di Pisa che realizza t-shirt di design dalla caseina. Il brand porta la firma di Antonella Bellina, originaria di Pisa, esperta di merceologia.

La fibra di latte si presta ad essere combinata con altre fibre pregiate, alle quali dona le proprie qualità di morbidezza, lucentezza, leggerezza e resistenza. Ne esistono di diverse qualità, a seconda del latte utilizzato: latte intero (tessuto 100% latte); latte parzialmente scremato (tessuto 40% latte, 60% micromodal); crema di latte (tessuto DOUBLE 40%, latte 60%, micromodal – 100% cotone); latte di riso (tessuto 100% riso).

La grande novità sta nel fatto che quanto più il latte è acido tanto più è semplice separare le sue proteine. L’Università di Berlino sostiene che, ogni anno, in Germania vengono buttati circa 2 milioni di tonnellate di latte (per intenderci, più di 160.000 camion per trasporto merci).

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